Secondo appuntamento della rassegna cabaret della stagione teatrale del teatro del Suffragio
50 anni è il momento nel quale capisci che hai meno anni davanti di quelli che hai già
vissuto ma se non ti lasci prendere dal panico da questa considerazione, capisci che
devi necessariamente migliorare la qualità del tempo che rimane perché sulla quantità
sei perdente. Devi migliorare i rapporti con le persone, devi avere a che fare solo con
gente che stimi, fare le cose che ti piacciono e dire ciò che ti aggrada. È l’età della
grande bellezza: “la più consistente scoperta che ho fatto pochi giorni dopo aver
compiuto 50 anni è che non posso più perdere tempo a fare cose che non mi va di
fare”.
Se me ne andassi dal palco dopo questa frase l’indomani tutti parlerebbero di me.
Ma stare li sopra è l’unica costante di una vita fuori posto e fuori luogo.
Il buon proposito è quello di essere finalmente libero, non ho più il tempo e la voglia di
fare la faccia bella, di essere accomodante, di dire ciò che la gente si aspetta che io dica
e allora non posso e non voglio essere corretto secondo canoni non miei, non posso e
non voglio fare finta che mi interessi quello che altri hanno da dire se davvero non mi
interessa.
Questo è lo spettacolo dei miei 50 anni dei quali più di 30 passati sul palco.
Considerazioni, riflessioni, bilanci, buoni e cattivi propositi per il futuro si susseguono
nel racconto con il consueto scorretto sguardo sul mondo, lo sguardo che mi ha fatto
stare sempre nel quinto e ultimo blocco delle trasmissioni che ho fatto.
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Pubblicato da Ufficio Cultura