Giovedì 23 novembre è stata inaugurata la mostra “Come l’acqua – le donne (in)visibili dell’Iran” presso la Chiesa del Carmine, via Libertà 97, nel Comune di Medicina.

L’Amministrazione comunale ha scelto di dare spazio e voce ai volti delle donne iraniane in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne che ricorre il 25 novembre.

Al taglio del nastro erano presenti il Sindaco di Medicina Matteo Montanari, il vicesindaco Dilva Fava, i curatori della mostra Laura Sassi e Fabrizio Fontanelli, la referente dell’Associazione PerLeDonne Nadia Valli ed Ettore Peli dell’Associazione I Portici.

La mostra allestita nella Chiesa del Carmine, coordinata per l’edizione italiana da Laura Sassi e Fabrizio Fontanelli, ospita 60 scatti che invitano a una riflessione sulla battaglia che le donne iraniane stanno combattendo per la loro indipendenza e libertà.

Ali Asghar Kalantar è il curatore in Iran di questo grande progetto composto da oltre 100 fotografie scattate da donne iraniane che raccontano, in modo personale e non istituzionale, i molteplici aspetti della società e della cultura del loro Paese.

Le autrici appaiono attraverso le immagini in tutta la loro autenticità e quotidianità. Ogni scatto ha il focus posto su particolari di donne simili ma anche diverse. Le immagini ci invitano a fare una riflessione più ampia sul tema della violenza di genere.

La mostra ad ingresso libero e gratuito sarà visitabile nei seguenti giorni: sabato 25 novembre ore 9-12 e 15-17, domenica 26 e giovedì 30 ore 9-12; sabato 2 dicembre ore 9-12 e domenica 3 ore 9-12 e 14-17.

“Come Amministrazione insieme alle Associazioni locali e alle Forze dell’Ordine ci impegniamo ogni giorno nel sostenere la cultura del rispetto e della dignità delle donne. Per questo, abbiamo voluto ospitare la mostra in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne per dare un chiaro messaggio di supporto e vicinanza a tutte le donne” – dichiara il Vicesindaco Dilva Fava.

“Questo progetto non nasce come veicolo di protesta ma per far conoscere l’intimità della vita della donna in Iran. Le foto sono state scattate dalle stesse donne per raccontare, attraverso un’immagine, la loro quotidianità. Poi negli ultimi anni le cose non sono migliorate sennò peggiorate e questo progetto diventato lo specchio sia reale che simbolico della loro lotta per la libertà” – afferma Fabrizio Fontanelli.

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